Antefatto:

Lavorando con un coachee, un manager, responsabile di una divisione, punto di sintesi di diversi uffici e gruppi di lavoro, mi viene presentato un obiettivo: far collaborare di più le persone nel gruppo di lavoro e tra gruppi diversi.

Intanto un obiettivo del genere implica una consapevolezza: fare il responsabile di persone è un lavoro a sé che va al di là della competenza tecnica relativa al mestiere che si svolge: è un altro lavoro, e gli va dedicato tempo, sudore e pensiero. Nonché la disponibilità a mettersi in discussione.

Può sembrare ovvio, eppure solo qualche anno fa, in una grande banca multinazionale, succedeva che durante un colloquio il responsabile dello sviluppo RU consigliava ad un collega, responsabile di persone, che si stava lamentando dei comportamenti lavorativi di un suo collaboratore, di parlare a questa persona in merito ai comportamenti che lui considerava inefficaci… E il collega gli rispose: “Ma come, ci devo parlare…?! Io devo Lavorare!”

E’ invece è proprio quello il suo lavoro!

Insomma, per tornare al racconto del coaching, esploriamo l’obiettivo con il metodo GROW (Goal Reality Opportunity Will) e il coachee identifica delle azioni possibili, approfondisce la motivazione verso questo obiettivo e si accinge a mettere in pratica nella sua realtà lavorativa quanto emerso nel colloquio di coaching.

Mi chiede se ho qualche storia/esempio di gruppi di successo, che sono riusciti ad integrarsi e collaborare.

Certo, ce ne sono e di significativi…Per cui ci penso e gli mando del materiale.

L’azione concreta sarà sua.

 

Ipotesi di lavoro:

Qualche settimana dopo, riflettendo su tutta questa vicenda, mi sembra di intravedere quella che chiamerei la meta-domanda, posta dal coachee: Come svolgere al meglio il mio ruolo?

Ovvero, nel caso specifico: aiutami a riuscire a far collaborare di più e meglio le persone.

Mi sono messo a studiare e a riflettere sulle mie esperienze di formatore e coach per definire un modus operandi, da applicare concretamente per rispondere a questa meta domanda, ovvero: come imparare a svolgere al meglio il proprio ruolo di responsabile di altre persone.

Cosa intendo con questo? Intendo un responsabile che riesce a far lavorare meglio le persone che fanno riferimento a lui, in qualsiasi cosa questo consista nello specifico.

Il riferimento è a Freud che sosteneva che la salute psicologica di un essere umano consisteva nella capacità di “amare e lavorare”, ovviamente come specificato da Kohut “amare e lavorare, sì, ma con soddisfazione “.

Da questa riflessione (le cui fonti ispiratrici, oltre alla mia esperienza personale, sono citate in nota) ho elaborato un’ipotesi di modus operandi davanti a qualcosa che voglio riuscire a far succedere come responsabile di persone.

4 Passi che partono dal guardare dentro di sé, e poi si concretizzano nella relazione con le persone

Voglio Cosa voglio, quale risultato atteso, quale problema risolto
Perché? La motivazione, il senso di questo risultato, per me e per le persone
Cerco Cosa c’è in giro sul mio obiettivo: letteratura, ricerche, dati, esperienze utili, persone con cui ragionarci…Per raggiungerlo?
Cosa mi farà capire che sto andando nella direzione giusta, quali indicatori?
Faccio Metto in pratica, nel mio comportamento, nelle mie relazioni con gli altri, in iniziative specifiche che prendo, quello che ho deciso come più utile per raggiungere il risultato atteso e lo comunico esplicitamente
Verifico Chiedo, cerco, osservo il ritorno/feedback rispetto alle mie iniziative
Condivido come sta andando con le persone coinvolte

Che ne pensate? Credo possa essere una bussola semplice e pratica da usare, in autonomia.

Ma…

C’è un aspetto fondamentale da considerare: il modello implica una capacità di introspezione, riflessione e disponibilità a mettersi in discussione, senza le quali non può essere di nessuna utilità.

Cercare di metterlo in pratica senza questo atteggiamento personale sarà poco utile.

Allora attenzione: credo che imparare a diventare un responsabile di persone oggi, ovvero un leader, significhi imparare a lavorare su sé stessi, sul modo in cui usiamo il nostro cervello, su quale atteggiamento mentale (ovvero mindset) coltiviamo.

Ad Meliora!

 

Fonti ispiratrici:

  • Anyone Can Learn to Be a Better Leader di M. Valcour – Harvard Business Review — November 2020
  • Ri-evoluzione. Il potere della leadership gentile di  Straniero Sergioe G. StrattaFranco Angeli, 2021
  • Expectancy Model di Victor Vroom  
  • Pygmalion in the classroom Expanded edition di R. Rosenthal, L. Jacobson – Irvington 1992
  • Mindset: the new psychology of success – di C. Dweck – Random House 2006